POST 16 MAGGIO 1497​

Albero Genealogico della Stirpe di David

“Et egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice ejus ascendet” (Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici – Libro di Isaia, 11).

Negli ultimi anni del ’400 il culto mariano è intenso: Matteo rappresenta in questa grande tavola la genealogia della Vergine, l’albero di Jesse, l’albero della vita, facendolo fiorire sul fianco di Adamo, reclinato in quello che è un vero Eden, tripudio di simbologie floreali e naturali. L’opera, commissionata dalla Confraternita di Santa Maria dei Raccomandati, per la quale si conserva ancora il documento, è trionfo del cromatismo, dell’ispirazione nordica, del contrasto, dei modi che diventano via via più duri e rigidi nell’ultimo enigmatico momento dell’artista gualdese.

L'Opera

L’opera, inusuale per il panorama umbro, è oggi conservata presso il Museo Civico Rocca Flea di Gualdo Tadino: quasi due metri e venti di altezza per un metro e trenta di larghezza in cui l’artista raffigura, su di un abbagliante fondo oro, l’albero genealogico della stirpe di David. Così come ha promesso nel documento redatto presso la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, sede della confraternita committente, e committente in verità di molte opere artistiche, realizzate sia da Matteo che da suo figlio Girolamo, dal nipote Bernardo e prima da Bartolomeo di Tommaso, senza tener conto delle pareti della stessa struttura, che oggi conservano solo pochi lacerti di affresco ma un tempo completamente decorata. Da notare, a tal proposito, l’affinità delle pitture rimaste lungo la parete destra e la controfacciata, a sinistra dell’entrata, accostate dalla critica alla scuola di Bartolomeo di Tommaso ma per nulla estranee a Matteo: il profilo del San Rocco è sovrapponibile a quello di Gioacchino nell’Albero di Jesse.
I personaggi che compaiono nella tavola, in tondi creati da preziosi girali, descritti per nome, sono parte della genealogia di Cristo. Gli arbusti e i rami ideati per inscriverli si dipanano da un tronco, le cui radici affondano nel personaggio disteso, sulla parte bassa della tavola: Adamo. In alto, sotto l’Eterno, e in posizione centrale, la Madonna, inserita in un’abbacinante mandorla raggiata. Se le fonti bibliche per la scena vanno ricercate nella profezia di Isaia, “et egredietur virga de radice Iesse / et flos de radice eius ascendet (…)” ( e sorgerà dalla radice di Jesse un bastone, e un fiore dalla sua radice ascenderà. Isaia 11, 1 ss.), lo stile è stato avvicinato a modelli nordici. Forse Matteo entra in possesso di alcuni testi con su riportate incisioni di area tedesca che in quel periodo si stampano a Foligno, ma certo non si dimentica degli esempi del Crivelli e di Nicolò di Liberatore.

Il documento del 1497
L’Albero di Jesse fa parte dell’ultimo periodo di Matteo, quello più enigmatico, ricco di richiami simbolici, talvolta oscuro e scuro, almeno nei toni dei visi. Importante e suggestivo è il documento che si conserva riguardo la commissione della pala, di cui si riporta una parte.
“Al nome de Dio amen. Anno Domini 1497 a dì 16 de maggio, nella chiexia de Santa Maria de’ ricomandati. Noto et manifesto sia ad chi vederà, leggerà, o leggere sentirà questa presente scripta, o vero foglio, commo io Macteo de Pietro pentore de Gualdo, tolgho de depengere una tavola con la Conceptione della Nostra Donna dalli spectali homini (…) che io Macteo predicto sia obligato et deggha mectere el campo, dove sonno le figure, de oro fino; similiter le cornici pure ad oro fino sieno messe, excepto el bordone de fora; et degga mectere secondo parerà ad me; et cusì el piano del frigio. Et anche sia obligato et degga dicte figure, secondo rechederà, laorarle da culuri fini boni et recipienti, ad uso de bon magistro. (…)”

L'IMMACOLATA CONCEZIONE​

La parte sommitale del cosiddetto Albero di Jesse, con la Vergine inserita una mandorla raggiata, rappresenta la genealogia di Maria ma anche l’Immacolata Concezione, aspetto teologico che in quegli anni aveva accresciuto una grande disputa filosofica, iniziata in verità da secoli, tanto intensa da ispirare l’arte per tutto il XVI secolo.

DALLA RADICE​

La tavola nata in quel maggio di fine XV secolo rientra a pieno nel sentimento di rinnovato culto mariano che si diffonde in Umbria alla fine del Quattrocento e l’artista concede alla confraternita la sua Concezione ma va anche oltre, anticipando quasi il ruolo della Vergine come “seconda Eva”, colei che redime l’uomo dal peccato. Qui nel dettaglio Sant’Anna, inserita in un prezioso girale che caratterizza tutta la tavola.

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